UN MARONESE CI INFORMA.....

Data 13/10/2006 12:50:10 | Argomento: INCONTRI IN PAESE

Don Gigi Guerini, nostro compaesano già missionario in Brasile e ora Curato in S. Polo a Brescia, era presente all'incontro con P. Alex. Zanottelli....
In quella sede è anche stato ricordato Mons. Masserdotti Franco, morto per un incidente (!?) lo scorso 17 settembre.

A proposito dell'incontro con Zanottelli don Gigi ci scrive: «Spero di ricevere presto una sintesi della relazione di P. Alex. Mi é piaciuto di più nelle risposte, soprattutto la frase citata dal teologo dello Sri Lanka: "Se spezzi i soldi diventano Eucarestia, se li accumuli, diventano peccato"».

Per ricordare Mons. Franco Masserdotti ci invia invece un suo scritto che pubblico qui di seguito.....
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Chi volesse ulteriori informazioni su Mons. Franco Masserdotti le può trovare cliccando su questo LINK
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MONSIGNOR FRANCO MASSERDOTTI
Un seme interrato che darà frutti

G. Franco Masserdotti nasce a Brescia- Fiumicello il 13 Settembre 1941. Entra nei Comboniani e nel 1966 viene ordinato sacerdote. Studia Sociologia a Trento e nel 1972 parte come Missionario in Brasile a Balsas nell’interno dello Stato del Maranhao. Per alcuni anni è chiamato ad assumere incarichi a servizio della Congregazione e ritorna in Brasile come superiore della Provincia Comboniana del Nord-Est del Brasile.
Eletto Vescovo coadiutore di Balsas il 22 Novembre 1995 viene consacrato qui Vescovo il 2 marzo 1996 con il motto: “Perché tutti abbiano vita”.
Dal 15 Aprile 1998 è Vescovo titolare di Balsas.

Domenica 17 Settembre alle ore 14,45 (ora del Brasile) mentre con la sua inseparabile bicicletta sta facendo una pedalata poco distante dalla città, viene travolto e ucciso in un incidente banale.
Ha donato la sua vita esclusivamente ai poveri di cui è diventato anche il portavoce. La Conferenza Episcopale Brasiliana gli aveva dato l’incarico di seguire il CIMI, Consiglio Missionario Indigenista che seguiva da vicino il delicato problema delle popolazioni indigene brasi-liane con tutte le questioni e difficoltà di integrazione e di demarcazione delle terre Indigene. Uomo dedicato in tutto ai poveri, aveva distribuito le terre di proprietà della diocesi ai contadini senza terra perché le coltivassero e ne traessero il sostento necessario per le loro famiglie. È un Vescovo che “si è lasciato mangiare” ha detto qualcuno.

Suor Silvia Piantoni dal Brasile si e-sprime così: “Se il chicco di grano non muore ... non c’è vita. Dom Franco se n’è andato ... La semente è stata gettata
per germinare. Così è la vita del Missionario: lasciò la sua terra e la spese tra noi brasiliani. In mezzo a un popolo sofferente. L’Amazzonia è un poco più orfana. I nostri Indigeni ... il grido continua ... ma siamo certi che dom Franco continua tra noi suo popolo carissimo. Il Cristiano non muore, cambia di indirizzo. Grazie dom Franco per la tua voce missionaria profetica. Aiutaci a seguire il tuo esempio. Chiedi al Padre più giustizia, amore, rispetto. Crediamo nella Risurrezione ...”
E dal Brasile P. Antonio Guglielmi così commenta il funerale: “È stata una festa emozionante e gioiosa; una festa dei Risorti, all’insegna dell’allegria e dell’amore che dom Franco ha dato alla sua gente. C’è stata una grande partecipazione, tutti si sono stretti attorno a dom Franco in un clima di serenità, quella che lui stesso era capace di tra-smettere. La cattedrale non ha potuto contenere tutti.
Particolarmente toccante il momento in cui la rappresentanza degli Indios Apinajé ha celebrato un rituale funebre nel quale sono stati offerti farina di manioca e pane affinché dom Franco si mantenga sempre forte. Dopo i funerali una processione ha accompagnato dom Franco nei luoghi che gli erano più cari e quindi è stato sepolto nella Cattedrale accanto a dom Rino Carlesi, suo predecessore”.
Del quale Dom Franco raccontava a tutti un bellissimo aneddoto:
“Ci trovavamo insieme a Città di Messico per partecipare ad un Congresso Missionario. Lui, molto devoto della Madonna di Guadalupe, decise un giorno di fare da solo un pellegrinaggio al Santuario della Madonna. Procedeva a piedi lungo il grande viale che conduce alla Basilica, quando vide un indio che lentamente percorreva in ginocchio lo stesso cammino. Era accompagnato dalla moglie e portava in braccio il figliolino ammalato. Certamente “pagava una promessa” per ottenere la salute del suo bambino.
Mons. Rino rimase commosso e, senza pensarci due volte, si avvicinò a quell’ uomo stanco e sofferente, si mise in ginocchio accanto a lui e lo accompagnò fin dentro la Basilica. Quando rientrò in casa, ci accorgemmo che aveva le ginocchia insanguinate. Questo esempio riassume molto bene il significato della presenza di Daniele Comboni, attraverso i suoi figli e figlie, in America Latina: camminare coi poveri, mantenere il loro passo per incontrare insieme il Signore, fonte di salvezza e di liberazione.
Fare causa comune con la gente, direbbe Comboni”.
“Dom Franco era un Vescovo identificato con i poveri -dice Paulo Freitosa del CIMI- ricordando che il legame tra il presule e i popoli Indigeni nacque nel 2000 durante i festeggiamenti dei 500 anni della ‘scoperta’ del Brasile quando la polizia disperse violentemente un gruppo di Indigeni che manifestava.
Dom Franco diceva che fu quello il suo battesimo per la causa indigena.
In quell’occasione anche lui fu arrestato e trattenuto alcune ore con altri Missionari e Indigeni”
Ho un ricordo indelebile di dom Franco quando due anni fa al Convegno Missionario Italiano prese la Parola e offrì una riflessione: “Una Chiesa sempre più Missionaria”. Diceva a un gruppo di 600 persone: «Non dobbiamo mai dimenticare che andiamo come Missionari per portare qualcosa, ma soprattutto per incontrare il Signore, che ha un volto diverso e che arricchisce la nostra vita, ci aiuta a convertirci al suo progetto. Possiamo dire che il Missionario è un mendicante, che incontra sulla strada un altro mendicante, per cercare insieme l’unico tesoro che è Dio. Lui costruisce il Regno della vita, il Regno della Pace, il Regno della Giustizia ...» Concludeva invitando l’Assemblea a chiedere che al più presto fosse riconosciuto Santo Mons. Romero, il Vescovo che si è fatto popolo.
Grazie per il tuo sorriso, per il tuo entusiasmo, per la tua passione per la Chiesa e per i più poveri ...
Abbiamo una stella in più che ci può guidare nella notte.
Don Gigi



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