Ecco la relazione sul secondo incontro del ciclo "INCONTRI SULLA RELAZIONE TRA GENITORI E FIGLI".
"LA FERMEZZA EDUCATIVA"
Ciò che contraddistingue oggi la nostra generazione è la mancanza di fermezza educativa, siamo bravissimi a stare emotivamente vicino ai figli ma non “abbiamo polso”, non siamo in grado di dire il sì e il no al momento giusto, tutto questo porta a rendere la relazione con i figli esasperante per i genitori, sono loro che si sentono in disagio non i figli, ci sono tanti genitori esasperati distrutti, che non ce la fanno più. Ma cosa è questa fermezza educativa?
È la capacità di prendere delle decisioni emotivamente difficili ma che rappresentano l’interesse educativo dei figli, resistendo a pressioni psicologiche esterne ed interne che tendono ad indebolire e delegittimare gli atteggiamenti educativi valutati come giusti.
La capacità di resistere è la caratteristica della fermezza educativa: resistere non solo alle pressioni esterne cioè quelle messe in atto dai figli ma soprattutto a quelle interne “inconsistenze psicologiche inconsapevoli”, cioè quelle paure che scattano dentro di noi e condizionano il nostro modo di comportarci. Per agire la fermezza educativa è necessario conoscerci, tenere sotto controllo il nostro carattere essere consapevoli dei nostri punti deboli che ci impediscono di agire, non dobbiamo dipendere dal giudizio dei figli ma solo dalla nostra coscienza e intelligenza, dobbiamo conoscere la verità emotiva di noi stessi e ricordarsi che: “la verità si lascia trovare da chi la cerca”.
La conoscenza più profonda di noi è sentire che abbiamo valori che sentiamo come veri che abbiamo certezze morali interiori, se dentro di noi non abbiamo convinzioni non possiamo educare, senza verità siamo smarriti, non riusciamo a trovare la direzione e come tali siamo considerati agli occhi dei figli. I genitori non devono essere considerati solo dei fornitori gratuiti (es: per fare la ricarica al cell.) ma hanno il diritto e il dovere di essere rispettati e non sfruttati, cosi come i genitori amano i figli è dovere che anch’essi amino i genitori per crescere e poter amare in futuro. Cerchiamo di far sì che i figli sappiano credere in genitori buoni e giusti che siano anche in grado di sanzionarli e limitarli al momento giusto senza la paura di perdere il loro amore, solo cosi li possiamo aiutare a vivere una vita buona e giusta.
Vale la pena spendersi per qualcuno?
“la verità vi prego sull’amore”
...... Con il termine fermezza si intende la capacità di prendere decisioni emotivamente difficili ma che rappresentano l’interesse educativo reale dei figli, resistendo alle pressioni psicologiche interne o esterne tendenti a indebolire, delegittimare o modificare gli atteggiamenti educativi intuiti come opportuni e valutati come giusti.
La pratica della fermezza educativa comporta, per il genitore, l’esperienza di un’importante difficoltà emotiva, dovendo rinunciare al suo naturale desiderio di " vedere il figlio contento", ed accettare il principio che per crescere bene e per realizzarsi egli debba necessariamente passare attraverso l'esperienza della rinuncia, dell'impegno, del sacrificio, dell’accettazione del limite all’appagamento suoi desideri.
Chiedere ai figli comportamenti impegnativi o imporre loro rinunce dolorose è inevitabile nell’esperienza di ogni educatore. La fortezza è la forza di resistere alle difficoltà ed al dispiacere richiesto dall'agire per il bene del figlio.
..... Queste alcune delle profonde parole che il Dott. Osvaldo Poli ha pronunciato ieri sera davanti alla nutrita platea di genitori del comprensorio "Basso Sebino"; il tema: LA FERMEZZA EDUCATIVA....
Lascio a Kia (che ne ha fatto proposito), l'onere di pubblicare il sunto dell'incontro... Voglio solamente invitare tutti i genitori a partecipare al prossimo incontro (che si terrà al Cinema di Sale Marasino e non nella chiesa ex. Disciplini ndr.) perchè ne vale veramente la pena!!
.... le parole dell'incipit di questo breve articoletto/notizia sono tratte da un elaborato del Dott. Poli che è liberamente "scaricabile" accedendo a questo link: "La virtù della fermezza".
Attendo con impazienza il riassunto di kia e invito tutti a riempire la sala il prossimo Martedì 13 febbraio 2007 (ore 20:30) per ascoltare qualcosa sul tema :"LE DIFFERENZE DELLO STILE EDUCATIVO DEL PADRE E DELLA MADRE - Come riscoprire e rivalutare la sensibilità educativa maschile."
Arrivederci!
Ximon
Ho provato a riassumere quello che è stato detto nella prima delle quattro serate del ciclo "INCONTRI SULLA RELAZIONE TRA GENITORI E FIGLI" e spero di riuscire a farlo anche per le altre tre.
Se qualcuno fosse interessato, si potrebbe aprire sul forum uno spazio inerente all'argomento.
“ESSERE DEI BUONI GENITORI”
“Come evitare di sbagliare con i figli senza saperlo o volerlo”
Ogni genitore desidera una cosa sola: essere per i i propri figli un buon educatore ed agire per il loro bene.
Con questa affermazione si è aperta la prima delle quattro serate dedicate al tema “la relazione tra genitori e figli”. Ma com’è possibile essere dei buoni educatori? Avvertire questo desiderio non garantisce la possibilità di attuarlo, ci sono alcuni aspetti del nostro carattere che lo impediscono; c’e una strada che possiamo percorrere ed è quella della consapevolezza di noi stessi e delle nostre azioni. Dobbiamo renderci conto di come siamo fatti come genitori, capire quali sono le tendenze del nostro carattere per evitare gli errori più pericolosi. È indispensabile conoscersi, avere una chiara visione di quali sono i punti deboli del nostro carattere che non permettono di agire correttamente, che più o meno consapevolmente minano il rapporto con i figli. La persona equilibrata è colei che fa prevalere le sue debolezze sulle tendenze del figlio, è colei che conosce e accetta coraggiosamente i propri punti deboli, è colei che non vede solo i difetti degli altri ma anche i propri che sì ferma e si chiede “ma io, come genitore come penso di essere?” Noi amiamo i figli con il nostro carattere, e conoscerci meglio ci permette di amare di più loro stessi, non sempre le “buone ragioni” corrispondono alle “vere regioni” dell’agire educativo, alla base ci può essere un inconsapevole tentativo di soddisfare attraverso il figlio alcuni dei nostri bisogni (es: senso d’inferiorità, di colpa…) che vanno in contrasto con l’agire per il suo bene, allora dobbiamo riflettere sui perché dei nostri comportamenti facendoci aiutare anche dagli altri, ecco che il coniuge può essere un ottimo punto di riferimento, esso ci aiuta a capire i nostri limiti e i nostri difetti, ricordiamoci che amare significa essere in grado di riconoscere la ragione, il merito, il positivo che ha in sé, non c’e amore senza rispetto della verità e rispetto della giustizia
Così che l’amore per i figli ci deve portare anche a dire loro la verità, loro hanno dei difetti e noi dobbiamo riconoscerli, l’amore non prescrive l’annullamento di sé.
Bisogna amare più la verità del figlio stesso